progettare un paradiso
Intervista di Silvana Rizzi - Foto di Nicola Gnesi
Curioso, sempre pronto a scoprire la magia in ogni nuova esperienza, l’architetto paesaggista francese Jean Mus, firma d’eccellenza di duemila giardini nel mondo, non poteva che restare affascinato dal paesaggio versiliese. «Quando ho visto per la prima volta le profonde fessure bianche incise sulle Apuane», confessa «ho pensato fosse neve caduta in anticipo». Un’emozione inaspettata, preludio alla scoperta di una piccola parte d’Italia fino a quel momento sconosciuta. Con la Versilia ha in comune l’art de vivre e il mar Mediterraneo, tanto importante per lui da dichiararsi enfant de la Méditerranée.
L’effervescente Jean Mus, occhi azzurri e un’immancabile sciarpa dello stesso colore al collo, è originario di Grasse, la città dei profumi, nel cuore della Costa Azzurra, dove recentemente ha ridato vita al giardino della villa di Pablo Picasso, a Cannes, secondo i suoi principi: primo fra tutti, un approccio alla natura che tocca i sensi e le emozioni, rispettando la memoria storica del sito, ispirandosi all’apparenza selvaggia e nello stesso tempo delicata del paesaggio intorno.
A Pietrasanta Jean Mus è stato chiamato dai francesi Alain Cirelli e Laurent Flechet per il giardino dell’hotel Paradis, ma soprattuto per riqualificare otto ettari di pianura ai piedi della storica cittadina, «dove non c’era proprio nulla», precisa Jean. Oggi gli otto ettari sono un paradiso, tanto da dare l’impressione di essere così da sempre. Il luogo si chiama infatti Paradis Agricole e lo scorso aprile si è aggiudicato il premio VAI (Verde-Arte-Industria) istituito dal Garden Club Verzieri Toscani.
La genialità dell’architetto è stata quella di far convivere la ferme agricole, cioè l’azienda agricola in piena attività, con il giardino delle delizie, luogo d’incontro e di festa, dove sogno e realtà convivono in armonia. «Quando vengo chiamato a ripensare un giardino, cerco d’interpretare l’anima del luogo, per conservarne l’identità», precisa. «La Versilia», prosegue «è un territorio da salvaguardare, ricco di storia e personalità».
Dal mare del Forte alle Alpi Apuane – con le memorie di Michelangelo e le presenze, oggi, di tanti artisti dal mondo e di artigiani del marmo come Giorgio Angeli, Massimo Galleni o Franco Cervietti – «non c’è nulla da rivisitare», sottolinea Jean Mus «ma tutto da rispettare, tenendo presenti le condizioni climatiche, l’ombra, la luce».
«Gli straordinari pini a ombrello, gli ulivi argentati, i cipressi slanciati verso il cielo, simbolo di vitalità, piantati lungo canaletti azzurri di giorno e rosati al tramonto, le siepi profumate di mirto e di alloro, gli oleandri e le rose: sono tutte piante che bene s’inseriscono in un giardino versiliese», suggerisce Jean Mus. C’è da credergli, basta guardarlo negli occhi sprizzanti calore e gioia di vivere.
Qualche critica? Il nostro architetto non riesce a trattenersi. «La mania di tagliare le piante», dice «quasi a voler sottolineare il desiderio di prevalsa dell’uomo sulla natura. Basti pensare ai giardini di Versailles», conclude mimando il gesto di squadrare le siepi «addomesticati da Le Nôtre in omaggio al potente Luigi XIV».